Si muove ora sotto l’acqua la sua immagine, vista solo dalla luna
Mentre gli ultimi rintocchi di campane andavano perdendosi in quell’immenso vuoto
Che rideva come un assassino, come me, come tutti gli altri
Ripeteva ai sacerdoti del tramonto che sempre il male s’annida negli anfratti
Di amanti andate, di sirene urlanti oscenità dal mondo nuovo
Anfratti grigi come schermi di pietra, come I chiodi che mi legano alla croce
Le notte qui mi consumava
Pulsando come il sangue nelle vene
Là, in quel paese assurdo
Dove notte e giorno si confondono in caldo e freddo miele e cenere
Come sisifo con la sua pietra
Sconta la condanna per la sua empietà
Restò di me soltanto il guscio vuoto di una larva
Senza più un’umanità
Crolla il tempio degli occultamenti
A guardia della sola possibilità
Rifiutare il sogno e la sua luce rifiutar
La sua splendente vacuità
Il giardino della fine
Non è che un’altra meta di una vita senza scopo
Di un sepolcro bianco come neve al sole, come son io
Il crepuscolo dell’uomo
Non è che un altro inizio, un’altra verità
Un altro fallimento del mio volere esser dio
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